Scheda di approfondimento

PROMOPA: IX Rapporto “La PA vista da chi la dirige”

Il nono Rapporto sulla "PA vista da chi la dirige" è stato presentato nella sede di Palazzo Vidoni, col patrocinio del Dipartimento della Funzione Pubblica. Non si tratta di un aspetto solo formale in quanto la struttura della ricerca e segnatamente gli item sono stati condivisi col Dipartimento, con l'obiettivo di fornire uno strumento oggettivo di analisi da poter essere utilizzato dagli addetti ai lavori e dal legislatore.

Il questionario è stato somministrato a novembre 2016, dunque a valle della Sentenza 251 della Corte Costituzionale e nel corso della campagna referendaria.

Pur dando per scontato che il clima del periodo possa aver avuto una qualche influenza sugli atteggiamenti degli intervistati, i risultati della ricerca dimostrano come siano difficili le riforme amministrative - indispensabili in un Paese come il nostro  al decimo posto fra le potenze industriali e al cinquantesimo per l'efficacia delle strutture amministrative - e come in particolare sia difficile riformare la dirigenza, riforma peraltro necessaria per superare le problematicità legate a un sistema che appariva nell'opinione degli addetti ai lavori condizionato da un eccesso di politicizzazione e da una carenza di meritocrazia. Il tentativo di sostituire un sistema basato sulla fiduciarietà senza mercato con un sistema basato su mercato senza fiduciarietà (così come nella brillante definizione del professor Battini) come si sa non è andato in porto.

É tuttavia importante anche in vista di possibili futuri interventi valutare le opinioni degli interessati sulla legge delega e sulla riforma della dirigenza, che non sono positive.

Ammettendo che almeno parte di queste opinioni siano state espresse a difesa di posizioni corporative, non si può non cogliere un senso di forte disagio della categoria, considerato che altre significative leggi di riforma - pur non incidendo sugli interessi diretti della corporazione - hanno avuto giudizi fortemente negativi. Così è per la Delrio, per la quale non a caso si è aperto a livello di associazioni di enti locali la necessità di un tagliando, se non di una profonda revisione, cosi è per la riforma dei contratti pubblici, anch'essa ritenuta inidonea a raggiungere l'obiettivo dichiarato della semplificazione.

Semplificazione che appare sempre più una parola vuota, di fronte alla perdurante ipertrofia e instabilità legislativa, di cui peraltro la burocrazia è riflesso, pur tuttavia subendone il carico sia  in termini di difficoltà crescenti a perseguire in modo efficace gli obiettivi di gestione, sia in termini di responsabilità giuridica, sia in termini di responsabilità sociale di fronte a un opinione pubblica che scarica sulla burocrazia criticità che risalgono spesso alla cattiva qualità della legislazione.

Nel merito si richiama - sempre nell'ottica di un contributo per migliorare interventi in corso e futuri - l'attenzione su due aspetti, sui quali peraltro le criticità evidenziate dagli intervistati non risalgono agli attuali tentativi di riforma ma si sono per così dire cronicizzate. Si tratta della formazione e della valutazione. Sul primo punto appare singolare che un processo di riforma non sia accompagnato da un'idonea attività formativa, almeno considerando fuori dell’ambito applicativo di cui al comma 13 dell’art.6 del D.L.78/2010 quella collegata all'attuazione delle riforme (così come è per l'anticorruzione).

Sul secondo - peraltro architrave del nuovo sistema - sarebbe opportuno che l'esperienza pratica avesse un qualche valore rispetto alle elaborazioni legislative, che purtroppo non tengono conto che nella stragrande maggioranza dei casi gli obiettivi di gestione sono attribuiti nella seconda metà dell'anno, con la conseguenza di essere o irrealizzabili o per lo meno irrealistici, con ciò rendendo puri esercizi cartacei i relativi report e le conseguenti pagelle. (comunicato)

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(inserito il 28/03/2017)